ARGENTINA: GIOCARE A RUGBY TI DA MOLTA PIÙ FIDUCIA NELLA VITA

“Giocare a rugby ti dà molta più fiducia nella vita”

Carolina Bravo

Si ringrazia:

Carolina Bravo
Ex Resp. sviluppo del settore femminile e Ex allenatrice Nazionale siriana

  • La storia del movimento femminile in Argentina
  • Testimonianze
  • Tempo di lettura 10′

 

ARGENTINA - Scopri di più

L’Argentina è una repubblica federale e democrazia presidenziale dell’America del Sud, con circa 45,85 milioni di abitanti nel 2025, leggermente più donne (circa 50,5 %). Le donne occupano poco più del 40 % dei seggi nel Parlamento (sia nella Camera dei Deputati sia nel Senato), grazie anche a una politica legislativa strutturata di parità di genere nelle liste elettorali. La partecipazione femminile alla forza lavoro è del 52,9 %, rispetto al 71,8 % degli uomini. In ambito demografico, la struttura della popolazione è caratterizzata da un mediano d’età di circa 33 anni, un’urbanizzazione elevata (oltre il 90 %) e una popolazione tra i 15 e i 64 anni composta per quasi il 65 % da donne. Inoltre, circa l’80 % delle donne in età riproduttiva ha soddisfatto il proprio bisogno di pianificazione familiare con metodi moderni, ma persistono ancora disparità nel lavoro domestico non retribuito e significative lacune nei dati relativi al gap retributivo e alla violenza di genere, nonostante un solido quadro normativo.
(FONTE: Worldometer; Statisticstimes.com; World Bank Gender Data Portal; TheGlobalEconomy.com; data.unwomen.org; IPU Parline; Freedom House; DataReportal Argentina demographic; CEIC; Wikipedia — Gender quotas)

STORIA DEL PAESE

1. Quando è nato il movimento del rugby femminile nel tuo paese e qual è la sua storia? Com’è strutturato il rugby nel tuo Paese?

L’Unione Argentina di Rugby (UAR) è composta da 25 unioni provinciali ed è suddivisa in 8 regioni. In Argentina, il rugby femminile ha oltre 25 anni di storia. La prima partita (nella modalità XV) si è disputata tra GEI (Ituzaingó) e ALUMNI, entrambi club appartenenti all’Unione di Rugby di Buenos Aires (URBA). Si giocò il 25 novembre 1985, ma ci vollero 11 anni prima che nel 1996 comparisse il Cha-Roga Club di Santo Tomé, Santa Fe (Unione di Rugby di Santa Fe). Nel 2004, l’Unione Argentina di Rugby ha ufficializzato il rugby praticato da giocatrici tesserate, dando così impulso alla nascita di sempre più squadre nei club affiliati alle unioni provinciali, fino a raggiungere oggi tutte le unioni provinciali con la presenza del rugby femminile. I docenti di Educazione Fisica del paese hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione delle giocatrici, con il rugby come materia nel piano di studi per futuri insegnanti. Sono diventati veri vivai di talenti. Alcuni esempi: Nel 2003, a Bahía Blanca, presso l’Istituto di Educazione Fisica N° 86, si formò la squadra più a sud del mondo (all’epoca), composta da studentesse dell’istituto sotto il nome di Malen Rugby, guidata dal professor Carlos Burgos. Nel nord, presso la Facoltà di Educazione Fisica di Tucumán, sorsero le “Huarmis”, dirette dal professor Fernando Erimbaue. Anche le province di Corrientes e Chaco formarono squadre con i propri docenti. A Buenos Aires, nell’Istituto “Romero Brets”, nacquero i “Ñandú”, con il professor Yanqui Braceras alla guida. Nel 2010 la UAR chiese a tutte le squadre “satellite” sorte attorno agli istituti formativi di affiliarsi a club già appartenenti alle unioni provinciali. In questo modo, le donne cominciarono a essere visibili sui diversi campi di rugby dei club.La formula “giocatrice + docente di Educazione Fisica” divenne sinonimo di allenatrice delle categorie giovanili, grazie alla formazione pedagogica e alla conoscenza del gioco e dell’esperienza in campo. La donna in questo modo si trasformò in formatrice e punto di riferimento per le bambine che iniziarono a vedere nel rugby uno sport a cui potersi avvicinare. Oggi, tutte le unioni provinciali hanno sviluppato il rugby femminile in alta percentuale nei vari club affiliati. All’inizio, in Argentina, si disputavano solo partite amichevoli e la modalità di gioco veniva concordata tra gli allenatori in base al numero di giocatrici disponibili. Con l’inclusione del rugby nei Giochi Olimpici, si cominciò a giocare il rugby a sette (sevens), regolamentando così competizioni a livello locale, regionale e nazionale, in cui le due migliori squadre di ogni regione si affrontano nelle categorie Seniores e Giovanili.Attualmente ci sono 1001 giocatrici giovanili e 2621 seniores, per un totale di 3622 atlete tesserate. La UAR da 40 anni organizza il prestigioso Torneo “Seven della Repubblica” per le selezioni provinciali maschili, e nel 2017 ha incluso anche le selezioni femminili seniores e successivamente quelle giovanili. In questo modo si è generato un volume maggiore di competizioni per il rugby femminile. Anche se c’è ancora strada da fare, si sono fatti molti progressi: far parte di una competizione così prestigiosa ha rappresentato un grande successo per il rugby femminile nel paese. Nel corso degli anni, le donne del rugby sono riuscite a conquistare ruoli di grande rilievo anche fuori dal campo, come allenatrici del rugby giovanile, arbitri, manager di squadre seniores, dirigenti e referenti nelle unioni provinciali, allenatrici di prime squadre, selezioni provinciali e della nazionale, preparatrici atletiche e fisioterapiste. Solo nel biennio 2017/2018 vi è stata una Responsabile dello Sviluppo presso l’Unione Argentina di Rugby. In Argentina, il rugby femminile è presente nelle categorie Seniores, Giovanili e anche Infantili, quest’ultima mista. Sempre più bambine scelgono questo sport… Il paradigma sta cambiando. Nel 2004 si formò, sotto il nome di “Las Pumas”, la prima Nazionale Femminile di Rugby con l’obiettivo di partecipare al primo Campionato Sudamericano in Venezuela, organizzato da Sudamérica Rugby. Da quell’anno l’Argentina ha partecipato ininterrottamente a tutte le edizioni sudamericane. È sempre stata tra le prime tre squadre del continente, insieme a Brasile e Colombia. Va precisato che l’Argentina è l’attuale campionessa sudamericana. Attualmente partecipa al World Challenger di rugby a sette, ma non è ancora riuscita a qualificarsi ai Giochi Olimpici. Nel 2022, la Nazionale ha cercato una propria identità per differenziarsi dal nome che identifica la squadra maschile – “Los Pumas” – trovando nel giaguaro caratteristiche rappresentative. Così è nata una nuova identità: “Las Yaguaretés”.

2. Pensi che giocare a rugby abbia un impatto sociale per una donna nel tuo paese?

Le donne argentine nel rugby, poco a poco, ma con passi decisi, sono cresciute e continuano a crescere.  Il nuovo paradigma, ovvero l’empowerment delle donne attraverso il rugby, rappresenta uno dei progressi più tangibili dell’umanità nel mondo: ci sfida come società.  Il rugby influenza profondamente ogni donna che ha giocato almeno una volta o che occupa spazi legati a questo sport. Nel gioco come nella vita, tutto si basa sulla presa di decisioni, sulla convinzione e sulla passione. Senza passione non si ottiene nulla: resterebbe solo un semplice gioco, ma il rugby va oltre, è il nostro modo di vivere, di respirare, di guardare la vita… da sole o in squadra andiamo avanti, focalizzate su un obiettivo, ci sentiamo libere, valorizziamo e accettiamo i nostri corpi. Siamo viscerali nelle nostre azioni, decise e sicure di ciò che vogliamo. Vogliamo solo giocare a rugby, lo scegliamo, lo accettiamo con le sue regole e le rispettiamo. Cresciamo come persone, risvegliamo il senso di appartenenza, difendiamo la maglia, difendiamo la prima maglia che indossiamo quando nasciamo: la pelle, il nostro sangue, il nostro DNA. Rappresentiamo la nostra famiglia dentro e fuori dal campo, i valori trasmessi nelle nostre case li promuoviamo e li trasmettiamo. Comprendiamo il rugby come un’eredità e lo trasmettiamo alle generazioni future. L’autostima fluisce. Siamo libere ed empatiche, siamo figlie, madri, compagne, siamo atlete, siamo donne, siamo specchi ed empatiche. Il rugby ci ha segnate per sempre e vogliamo che tutte le generazioni future nel mondo conoscano questo sport nobile e generoso. Oggi nessuno può ignorare che sia uno strumento fondamentale per la formazione integrale delle donne, i risultati sono molto visibili. La mia passione per il rugby sociale e comunitario nelle aree in via di sviluppo mi ha portato di recente in Siria, dove ho allenato la squadra femminile nazionale. È stata una sfida sia professionale che personale. Non ero mai stata in Siria né in alcun paese arabo prima. Oltre ad allenare la Nazionale e portarla a competere con successo nel torneo Arab Rugby Sevens disputato negli Emirati Arabi Uniti, ho progettato e implementato un piano di sviluppo a breve e medio termine. Ho visitato scuole, asili, club sportivi e altre istituzioni pubbliche e private, moltiplicando in poco tempo la visibilità del nostro sport e gettando le basi per lo sviluppo e l’espansione del rugby femminile in Siria. Tutto questo è stato fatto anche lavorando a stretto contatto con le autorità siriane. Nel caso della Siria, inoltre, e date le difficili circostanze attraversate dal Paese negli ultimi anni, il rugby assume tutto il suo significato come strumento di inserimento delle donne nel mondo.  Lavorare in questo contesto mi ha arricchita molto, sia personalmente che professionalmente. Ho vissuto il rugby sociale e comunitario dall’interno in ambienti molto diversi, riuscendo ad adattarmi facilmente, ad insegnare e anche ad imparare. Espressioni come “Mi sono sentita libera per la prima volta”, “Ora vale la pena allenarsi” (prima volta con un’allenatrice straniera), “Voglio questo per la mia vita”, “Grazie per avermi insegnato a dare un ordine alla mia vita” sono alcune delle frasi nate durante la mia esperienza come coach in questo Paese arabo e che mi sono rimaste impresse nella mente.

3. Interventi delle donne leader in Argentina

Parole di Gisela Acuña, ex Puma, referente dell’Unione Rugby Santa Fe, pioniera del rugby femminile in Argentina, coordinatrice del Club Cha-Roga di Santo Tomé (Santa Fe), ex allenatrice della Nazionale giovanile femminile: “In primo luogo, sono la donna che sono oggi grazie a ciò che ho vissuto nel rugby e per il rugby. Ho scoperto questo sport nel 1996 e ne sono rimasta affascinata, come una ragazzina innamorata. All’epoca la mia adolescenza era piuttosto turbolenta, ed è stato nel club di rugby che ho trovato la calma per i miei sconvolgimenti emotivi. E sono ancora innamorata del rugby, del suo gioco e delle esperienze in campo, come giocatrice, come arbitra, come allenatrice, come assistente tecnica, in qualsiasi ruolo che mi riporti su quel pezzo d’erba che mi rende libera e mi riempie di amore e pace. Sono ancora innamorata nel 2025, dopo aver maturato alcune cose, superato tempeste discriminatorie e disprezzo per il mio genere. E sono ancora innamorata perché tutte quelle ferite, che oggi porto nel cuore e sulla pelle, mi ricordano la persona che ero, quella che è maturata e cresciuta come una persona che oggi è orgogliosa, nonostante le lacrime di tristezza o di gioia, di essere disciplinata, rispettosa, onesta, laboriosa e appassionata. Grazie al rugby per avermi trovata, e grazie alla vita per avermi fatto trovare il rugby. Il rugby ci ha reso più forti di quanto fossimo, ci ha spinto a credere in noi stesse e nelle nostre capacità. Su di me ha influito molto nel modo in cui osservo la vita, soprattutto nel credere che prima del genere siamo persone, con capacità, difetti e virtù, ma prima di tutto persone. Partendo da questa concezione sono riuscita a portare i miei rapporti con persone “chiuse di mente” su un altro piano. Il rugby rende le donne più che atlete, le rende buone persone, con la forza per lavorare per il bene comune, per essere solidali con le compagne. Il rugby offre alle donne uno spazio dove tutto è da costruire, per offrire uno sguardo diverso – né migliore né peggiore – solo diverso. Ed è proprio questa differenza che farà crescere il rugby nella sua totalità, perché tutti guardiamo verso lo stesso obiettivo: la crescita e l’espansione della nostra disciplina sportiva all’intera umanità.”

Parole di Sara James, pioniera del rugby femminile nell’URVCH, fondatrice della squadra femminile del Draig Goch RC-Gaiman, Trelew (Chubut), oggi referente OPD e RF dell’Unione Rugby della Valle del Chubut: “Il rugby è uno stile di vita… Se penso alla filosofia dello sport, è quella che mi ha segnato di più con i suoi valori: rispetto, lavoro di squadra, disciplina, importanza del fair play, rispetto per l’avversario, l’arbitro e i compagni. Mi ha fatto conoscere tantissime persone in tutto il Paese. Lealtà senza limiti. Se penso al suo spirito, la solidarietà, la dedizione e l’impegno sono rimasti impressi dentro di me.  E così come ha influenzato la mia vita 19 anni fa, lo fa con ogni donna che si avvicina, prova e rimane nello sport. Uno sport per tutti. Donne nei ruoli di leadership, allenatrici, giocatrici, madri che ispirano, fanno grande il Rugby. Oggi posso dire che il lavoro è stato duro all’inizio… ma mantenere vivo il suo spirito, la sua filosofia e i suoi valori è un compito costante. Farne parte e impegnarmi in tutto ciò è una grande responsabilità.”

Parole di Luciana Fonzo, manager del Club Old Resian di Rosario e della selezione dell’Unione Rugby Rosario, Santa Fe: “Il rugby, un punto di partenza per aprire orizzonti. Il mio ruolo è nella gestione, come MANAGER, un posto che mi permette di vivere a stretto contatto con le giocatrici, conoscere le loro storie, i loro desideri, costruire sogni, occuparmi delle divise, della gestione dei campi, preparare i terzi tempi, raccogliere le borse, portare l’acqua, persino occuparmi dei bambini, affinché queste donne si dedichino solo ad allenarsi e a giocare. Non so molto di tattiche o tecniche, non è il mio campo, ma ci sono, lì vicino, ad ascoltare ogni battito del cuore. Il rugby per me è un’opportunità, una sfida e una passione. Per le donne è un’occasione di crescita, di porsi obiettivi, di far parte di una passione, di aumentare l’autostima perché è possibile, di conquistare spazi che un tempo erano esclusivamente maschili, di formare un gruppo, imparare a negoziare, avere obiettivi propri da unire in un unico obiettivo comune, di imparare a cadere, a rialzarsi e continuare, a fidarsi di chi è accanto, ad avere il coraggio di sognare, ad andare sempre avanti, ad ampliare gli orizzonti delle possibilità, ad accendere il fuoco interiore e voler andare oltre. Nella mia esperienza, nel corso degli anni, lavorando con diversi gruppi, essendo molto vicina alle giocatrici, ascoltando, vivendo, abbiamo visto come, senza distinzione di età, condizioni economiche, sociali o culturali, in tutti i casi, chi inizia e continua nella pratica, cresce, si trasforma, si incoraggia, sente che i propri limiti si espandono e che può ottenere qualcosa in più. Questo si trasferisce alla vita personale: coraggio, sicurezza e certezza che se si sogna e si lavora sodo con disciplina e impegno, quei sogni si realizzano, si apprezzano e si godono. Studiano, lavorano o cambiano lavoro, creano famiglie, hanno figli, sono atlete d’élite, viaggiano, conoscono nuove realtà, ma soprattutto SONO DONNE CON UN FUTURO MIGLIORE..

Parole di Ana Pacheco, manager delle categorie maschili del Club Catamarca Rugby, coordinatrice del rugby femminile nell’Unione Rugby Andina (Province di La Rioja e Catamarca): “Il rugby è uno sport incredibilmente completo dal punto di vista sportivo e sociale.  Influenza positivamente le donne offrendo un’ampia possibilità di integrazione, abbatte barriere e stereotipi contribuendo all’uguaglianza di genere.  Il rugby è la vita stessa, ti dà tutti gli strumenti per superare qualsiasi avversità con forza. Aiuta a forgiare autostima, fiducia, disciplina e perseveranza che riflettono il lavoro di squadra. Il rispetto e la lealtà generano legami d’amicizia per la vita.” Le storie non hanno confini, le emozioni sono universali e, come donne empowermentate, siamo ponti tra le culture. Le donne portano esperienze, emozioni e prospettive uniche che arricchiscono lo sport in modi che non possiamo misurare, ma che possiamo vivere e trasmettere.  Non si tratta solo di numeri, ma di normalizzare l’uguaglianza.  L’obiettivo non è celebrare la missione delle donne come qualcosa di straordinario, ma normalizzare agli occhi del mondo la presenza delle donne nel rugby, in tutti i loro ruoli, che vanno ben oltre quello di giocatrice In questo modo, l’Argentina ha chiuso il capitolo sull’empowerment femminile nel Rugby.

UN VIAGGIO NEL RUGBY (Carolina Bravo)

1. Quando hai iniziato a giocare a rugby e come hai scoperto della sua esistenza?

Da quando l’ho conosciuta, la mia vita è diventata ovale. (…) È il carburante della mia vita, e lo sarà per sempre.

2. Cosa ti ha insegnato il rugby che ha avuto un impatto sulla tua vita quotidiana? Puoi farmi un esempio di quando una mentalità da rugby ti è stata utile?

Giocare a rugby ti dà molta più fiducia nella vita. (…) La donna si sente più empoderata. (…) Si sente più forte, il che può aprirle nuove possibilità sociali. (…) Quando una donna gioca, si sente molto più sicura di sé. *** La mentalità rugbistica si è tradotta in ascolto attivo, leadership e riforma culturale sul campo.*** Come coordinatrice nazionale, visitando le unioni… parlavo e ascoltavo molto le giocatrici da una parte, e gli allenatori dall’altra. (…) Allenavo e formavo gli allenatori. (…) La domanda era: come si allena una donna nel rugby?

3. Puoi darmi 3 parole che connettono il rugby con la libertà?

Passione: Bisogna essere sempre appassionati delle proprie convinzioni.

Energia: Passione, convinzioni ed energia.

Essere se stessi: È il luogo dove ci si sente completi. (…) Entrare in campo è il posto dove sei te stesso, è la tua essenza.

4. Cosa significa per te vivere in una terra di libertà?

Le donne… giocare a rugby ti dà molta più fiducia nella vita. (…) Ha un impatto culturale. (…) Noi donne abbiamo un impatto reale nella società e nella cultura. La libertà è espressione, impatto culturale e sicurezza interiore.

5. Quale oggetto ti rappresenta e perché? Qual è un aforisma che guida la tua vita?

Un oggetto che mi rappresenta? Ovviamente l’ovale. (…) La palla da rugby. (…) La sento davvero come un cuore che pulsa costantemente nella mia vita. Ne ho diverse… ma ce n’è una che mi piace molto. Racchiude tutto: ““Credere è creare.”. E bisogna essere sempre appassionati delle proprie convinzioni. Quando queste sono chiare, aiutano gli altri ad unirsi a te nello stesso obiettivo.


RUGBY EMPOWERMENT PER LA VITA – LA STORIA SIAMO NOI