AUSTRALIA: SPESSO SONO L’UNICA DONNA, MA HO COMUNQUE UNA VOCE AL TAVOLO.

“Spesso sono l’unica donna, ma ho comunque una voce al tavolo”

Elizabeth Nankivell

Si ringrazia:

Elizabeth Nankivell
Former Vice Presidentessa Queensland Union Rugby

  • La storia del movimento femminile in Australia
  • Testimonianze
  • Tempo di lettura 7′

 

AUSTRALIA - Scopri di più

L’Australia è una democrazia parlamentare e monarchia costituzionale dell’Oceania, con circa 26,9 milioni di abitanti nel 2024 e una leggera maggioranza femminile. Le donne occupano il 44 % dei seggi nella Camera dei Rappresentanti e il 56,6 % nel Senato. La partecipazione femminile alla forza lavoro è del 62,4 % (contro il 70,8 % degli uomini), con progressi nella rappresentanza politica e nei ruoli di leadership, ma persistenti disparità salariali.
(FONTE: data.unwomen.org; World Bank Gender Data Portal; IPU Parline; Australian Bureau of Statistics)

STORIA DEL PAESE

1. Quando è nato il movimento del rugby femminile nel tuo paese e qual è la sua storia? Com’è strutturato il rugby nel tuo Paese?

In Australia, le donne hanno iniziato a creare squadre di rugby in modo isolato. Ad esempio, a Townsville, nel nostro primo anno (1992), non avevamo squadre locali contro cui competere, ma trovammo donne a 400 km di distanza, a Cairns e anche a Ingham, che formarono una squadra. Così ci spostavamo tutte insieme in pullman e giocavamo in trasferta. Curiosamente, nello stesso periodo stavano nascendo squadre femminili nelle università e nelle città principali di tutta l’Australia. Credo che tutte noi fossimo così ispirate dalla Coppa del Mondo femminile del 1991 da volerci provare con entusiasmo. Il 1992 fu il primo anno in cui si tenne una competizione nazionale di rugby femminile in Australia, nella città costiera e industriale di Newcastle, nello stato del New South Wales. A questo torneo furono invitate squadre provenienti dalla costa orientale dell’Australia. Parteciparono squadre cittadine e di club da Townsville, Brisbane e Sydney. A questo torneo ero una delle tre arbitre donna. Ricordo di aver arbitrato una partita in cui, durante il gioco, caddi a terra perché mi ero infortunata alla bandelletta ileotibiale (ITB). Mio padre – anch’egli arbitro e presente a bordo campo – prese il mio fischietto e concluse la partita al mio posto. Ricordo che una delle squadre era dell’Università del Queensland, ma non ricordo l’altra. Credo che quella sia stata la prima volta in cui una partita è stata arbitrata da una coppia padre-figlia!

La storia del rugby femminile in Australia è stata a volte complicata. Spesso dipendeva dal supporto che ricevevamo dagli uomini già coinvolti nel gioco. Questo determinava se potevamo accedere ai campi per allenamenti e partite, se avevamo a disposizione arbitri, attrezzature e supporto. Alcuni club iniziarono squadre femminili tra l’inizio e la metà degli anni ’90, ma poi smisero quando alcune persone chiave lasciarono i club. Tuttavia, stiamo assistendo a una rivitalizzazione: club che in passato avevano iniziato e poi interrotto ora hanno squadre femminili e anche giovanili femminili, per soddisfare la crescente domanda. Nel 1993 fu ufficialmente fondata l’Australian Women’s Rugby Union, e venne scelto il nome “Wallaroos” per la nuova squadra nazionale femminile. Joan Forno fu la presidente fondatrice del rugby femminile in Australia, e le dobbiamo davvero molto. Nel 1994, le Wallaroos giocarono il loro primo test match contro le Black Ferns a Sydney. Fu il primo test ufficiale per la squadra nazionale femminile ed è stato un evento memorabile. In tutto il paese si sono tenute celebrazioni, e nel 2024 molte giocatrici attuali e del passato hanno commemorato i 30 anni da quella prima partita.

https://en.wikipedia.org/wiki/Australia_women%27s_national_rugby_union_team

https://www.rugby.com.au/news/the-first-of-many-the-inaugural-wallaroos-reunite-30-years-on-2024713.

Il rugby femminile è l’area in più rapida crescita del nostro sport in Australia. Abbiamo moltissimi club con competizioni giovanili e senior, sia nella versione a 7 che in quella a 15 giocatrici. Esistono forti percorsi di rappresentanza per le atlete. Nel 2019, le donne rappresentavano circa il 27% del totale dei partecipanti al gioco.

2. Pensi che giocare a rugby abbia un impatto sociale per una donna nel tuo paese?

Assolutamente sì. La vittoria della squadra femminile australiana di rugby a 7 alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016 ha davvero fatto esplodere il profilo del rugby femminile, sia a 7 che a 15, in tutta l’Australia. L’inserimento del rugby tra gli sport olimpici ha portato finanziamenti significativi e la nascita delle prime atlete professioniste a tempo pieno. Abbiamo modelli eccezionali nelle nostre squadre di rugby a 7, atlete che danno tantissimo dentro e fuori dal campo. Con l’introduzione recente del WXV abbiamo assistito a un enorme cambiamento nelle risorse allocate al rugby femminile: le Wallaroos ora hanno finalmente un allenatore pagato a tempo pieno (anche se le giocatrici non lo sono ancora). Questo cambiamento è interamente dovuto al WXV, una competizione fondamentale introdotta da World Rugby che deve assolutamente continuare, perché offre un impulso dall’alto verso il basso e garantisce competizioni di alta qualità. A livello giovanile, vediamo una forte crescita di squadre esclusivamente femminili e miste in tutto il paese, con sempre più tornei e percorsi di rappresentanza per ogni fascia d’età. Questo slancio dal basso è stato davvero straordinario da vedere.

3. Secondo te, cosa può offrire il rugby alle donne del tuo paese?

Il rugby non è solo giocare: significa dare alle donne il potere di superare i limiti, sfidare le aspettative e generare un cambiamento duraturo. Ed è anche tremendamente divertente. Il rugby è un campo di addestramento ideale per il leadership e rappresenta una comunità solidale per donne e ragazze. Incoraggia le donne a provarci e a credere negli sport di contatto. È uno sport che si adatta a tutte le corporature e a tutte le altezze. È un gioco emozionante, e i valori di World Rugby – lavoro di squadra, rispetto, divertimento, disciplina e sportività – emergono con forza. Tutti questi valori ti preparano alla vita. Una delle cose che amo del rugby è quanto sia internazionale. Qui in Australia ci sono persone con origini provenienti da moltissime nazionalità diverse. La cultura del rugby è straordinaria. Favorisce un forte senso di cameratismo e abbatte le barriere tra culture, origini ed esperienze. Il rugby dà alle donne una “licenza sociale” nello sport, ed è davvero prezioso per l’Australia.

UN VIAGGIO NEL RUGBY

1. Quando hai iniziato a giocare a rugby?

Quando qualcuno vi dice: “Ehi, perché non vieni a provare a giocare a rugby?” — dite sì. È stato solo quando ho giocato la mia primissima partita di rugby… Erica, tu sai cosa intendo. Quando abbiamo giocato per la prima volta e c’è stato il contatto fisico — l’adrenalina che dà uno sport di contatto è indescrivibile. All’università, durante il periodo degli esami, era fantastico giocare perché potevi sfogare l’ansia e la tensione…

2. Cosa ti ha insegnato il rugby che ha avuto un impatto sulla tua vita quotidiana? Puoi farmi un esempio di quando una mentalità da rugby ti è stata utile?

Sono cresciuta come l’unica ragazza della mia famiglia… anche in casa sono l’unica donna. Vado a lavoro — stessa cosa. Vado a rugby — a volte sono l’unica donna. Non ci faccio quasi caso. Mi ci sento a mio agio / Credo che parte di questa sicurezza venga dalle grandi competenze che si imparano come arbitro nell’ambiente del rugby. Entro spesso in una riunione e potrei essere l’unica donna. Ma non me ne accorgo quasi mai. Ma ho comunque una voce al tavolo. Riesco a comunicare ciò che voglio sia in ambito lavorativo che familiare.

3. Puoi darmi 3 parole che connettono il rugby con la libertà?

La libertà è accettazione del corpo, inclusività e spazio per tutti.

4. Cosa significa per te vivere in una terra di libertà?

Ti ho portato il mio vecchissimo fischietto da arbitro. Era il fischietto di mio padre. Gli arbitri usano sempre un Acme Thunderer — è una marca di fischietti molto amata. Questo era uno dei suoi, e l’ho usato per molto tempo quando arbitravo. C’è persino un pezzo di vecchio calicò che lui mi diede — lo conservo ancora.

5. Quale oggetto ti rappresenta e perché? Qual è un aforisma che guida la tua vita?

Una è semplicemente: “Mai, mai, mai arrendersi.”. Ma voglio leggerti una che trovo particolarmente significativa. Viene da Brené Brown: “L’autenticità è la pratica quotidiana di lasciar andare chi pensiamo di dover essere, e abbracciare chi siamo davvero. È la scelta di mostrarsi ed essere reali, la scelta di essere onesti e di permettere al nostro vero sé di emergere.” Mi piace davvero perché è autentico, è onesto, ed è vero.


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