
USA: IL DIAVOLO MI SUSSURRÒ ALL’ORECCHIO: “NON SEI ABBASTANZA FORTE PER RESISTERE ALLA TEMPESTA”
“Il Diavolo mi sussurrò all’orecchio: ‘Non sei abbastanza forte per resistere alla tempesta”

Si ringraziano:
Kerrissa Heffernan
Direttrice Ass. Allenatrici e Arbitre Americane
John Nauright
Prof. Univeritario e pedagosista
- La storia del movimento femminile in Ucraina
- Testimonianze
- Tempo di lettura 7′
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Gli Stati Uniti sono una repubblica federale e democrazia presidenziale dell’America del Nord, con una popolazione di circa 334 milioni nel 2025, sostanzialmente divisa tra uomini e donne. A livello federale, le donne occupano circa il 28 % dei seggi in Congresso (26 % nel Senato, 28,7 % nella Camera dei Rappresentanti). Nella leadership esecutiva, solo 12 governatrici presiedono gli stati (24 %). Nel mondo del lavoro, la partecipazione femminile è al 57,1 % (luglio 2025), mentre la fascia centrale più produttiva (donne tra i 25 e i 54 anni) raggiunge il 77,7 %. Tuttavia, nel 2025 molte donne, in particolare quelle con figli piccoli, stanno uscendo dal mercato del lavoro: tra gennaio e giugno, più di 212.000 donne hanno lasciato la forza lavoro, invertendo trend recenti. (FONTE: FRED – Labor Force Participation Rate Women; FRED – LFP Women 25–54; Center for American Women and Politics; Wikipedia – Women in U.S. Congress; TIME via BLS; Washington Post)
STORIA DEL PAESE (Kerrissa Heffernan)
1. Quando è nato il movimento del rugby femminile nel tuo paese e qual è la sua storia? Com’è strutturato il rugby nel tuo Paese?
In una giornata grigia e piovosa dell’autunno del 1972 si disputò la prima partita di rugby femminile negli Stati Uniti, tra le squadre femminili dell’Università del Colorado a Boulder e della Colorado State University. Alla fine del 1973 esistevano sei squadre femminili negli Stati Uniti; entro il 1980 quel numero era cresciuto fino a 212, principalmente squadre universitarie. Il rugby femminile ha continuato a crescere nel corso dei decenni fino a raggiungere oltre 1200 squadre femminili tra giovanili, liceali, universitarie, club e professionistiche. La prima Nazionale femminile degli Stati Uniti giocò la sua prima partita internazionale ufficiale contro il Canada nel 1987. La squadra femminile rimase imbattuta fino al 1991, vincendo la prima Coppa del Mondo Femminile nello stesso anno. Le statunitensi vinsero l’argento nel 1994 e parteciparono a tutte le successive edizioni della Coppa del Mondo. Kathy Flores fu l’allenatrice della Nazionale dal 2003 al 2010; fu la prima donna e la prima donna di colore ad allenare una nazionale. Nel 2024 le statunitensi hanno vinto il bronzo alle Olimpiadi, guidate da Emilie Bydwell, la prima donna ad allenare una squadra olimpica di rugby. Nel 2025 è stata lanciata la prima lega professionistica femminile, la Women’s Elite Rugby (WER). Negli Stati Uniti ci sono oltre 1200 squadre femminili e giovanili. La USA Rugby è l’ente governativo responsabile per tutto il rugby nel paese. Il rugby a livello di club è regolato da unioni locali e regionali, che a loro volta riferiscono alla USA Rugby. Il rugby universitario femminile è suddiviso sotto tre organizzazioni: National Intercollegiate Rugby Association (NIRA), National Collegiate Rugby (NCR) e Collegiate Rugby Association (CCRA). Il rugby giovanile e liceale fa riferimento alla USA Rugby e agli organi direttivi statali.
2. Pensi che giocare a rugby abbia un impatto sociale per una donna nel tuo paese?
Sì. Il rugby femminile negli Stati Uniti è nato dal movimento femminista degli anni ’60 e da Title IX, una legge educativa che garantiva l’equità nei programmi scolastici finanziati dal governo federale, incluso lo sport. Il rugby è da tempo considerato uno sport “contro-culturale” per le donne negli Stati Uniti. L’accettazione di diversi tipi di corporatura, razze, etnie e identità sessuali è ancora oggi motivo di orgoglio per la comunità del rugby femminile
3. Secondo te, cosa può offrire il rugby alle donne del tuo paese?
Il rugby femminile negli Stati Uniti continua a valorizzare le differenze e a reclamare equità. Nel corso dei decenni, la leadership femminile nel rugby ha lottato per essere inclusa nei processi decisionali a tutti i livelli e per garantire un futuro migliore a questo sport. Il motto “lascia la maglia in condizioni migliori rispetto a come l’hai ricevuta” guida il rugby femminile statunitense a ogni livello.
ASCOLTA L’INTERVISTA COMPLETA QUI: https://www.youtube.com/watch?v=FSnBAd2Zdlk&t=14s
UN VIAGGIO NEL RUGBY (Kerrissa Heffernan – Estratto dalla video intervista)
1. Cosa ti ha insegnato il rugby che ha avuto un impatto sulla tua vita quotidiana? Puoi farmi un esempio di quando una mentalità da rugby ti è stata utile?
Il rugby ha avuto un forte impatto sull’autostima e sulla consapevolezza di sé: “Mi ha aiutata a scoprire di cosa ero capace e mi ha dato fiducia in me stessa.(…)“Il rugby è stato liberatorio. (…) L’intero approccio alla vita, alla militanza femminista nello sport e alla formazione della prima nazionale è un esempio pratico di mentalità da rugby: costruzione collettiva, resistenza, visione.
2. Puoi darmi 3 parole che connettono il rugby con la libertà?
Autodeterminazione:“Il rugby è stato liberatorio perché nessuno voleva che lo praticassi.” Consapevolezza: “Mi ha aiutata a scoprire di cosa ero capace…” Coraggio: “Questo gioco può cambiare la percezione che hanno di sé stesse.”
3. Quale oggetto ti rappresenta e perché? Qual è un aforisma che guida la tua vita?
Questa foto di me e Kathy è l’oggetto che ho scelto.(…)“I trofei sono in soffitta, ma ciò che più mi sta a cuore sono le fotografie.(…) Il legame affettivo e simbolico con la figura di Kathy Flores è fortissimo. “Il destino sussurra al guerriero, ‘Non puoi resistere alla tempesta.’ Il guerriero risponde: ‘Io sono la tempesta.’”
UN VIAGGIO NEL RUGBY (John Nauright – Estratto dalla video intervista)
1. Come hai scoperto della sua esistenza?
Ho iniziato a scrivere di rugby mentre stavo lavorando al mio dottorato, concentrandomi sulle proteste contro l’apartheid e sul rugby in Sudafrica. Successivamente, ho ottenuto il mio primo impiego all’Università di Otago, in Nuova Zelanda. Il rugby è entrato nella mia vita attraverso lo studio e la ricerca. il rugby è ovunque. Ti prende completamente Ho cominciato a scrivere di rugby, mascolinità e su come il rugby promuovesse i valori maschili in tutto l’Impero britannico..
2. Cosa ti ha insegnato il rugby che ha avuto un impatto sulla tua vita quotidiana? Puoi farmi un esempio di quando una mentalità da rugby ti è stata utile?
Il rugby è più della sola mascolinità: si tratta di lavoro di squadra, fiducia nel proprio corpo e nei compagni. Questo rende il rugby unico e più interessante rispetto a molti altri sport. Il rugby ti insegna la resilienza: quando vieni atterrato, qualcuno ti aiuta a rialzarti. Devi rimanere positivo dentro di te per andare avanti. Quando ho lavorato su un’enciclopedia in quattro volumi sullo sport nel mondo che ho co-curato. Ci sono voluti anni di lavoro di squadra, leadership e resilienza — proprio come costruire una squadra di rugby.
3. Puoi darmi 3 parole che connettono il rugby con la libertà?
Individualità, Struttura, Squadra. La libertà, nel rugby, significa la capacità di esprimere la propria individualità pur facendo parte di una squadra. Ti esprimi, ma sempre all’interno di una struttura che si basa sui tuoi compagni.
4. Qual è un aforisma che guida la tua vita?
Una citazione preferita dalla poesia Invictus: “Io sono il padrone del mio destino, Io sono il capitano della mia anima.”