
ESTONIA: IL RUGBY È SOSTEGNO; LA COMUNITÀ DEL RUGBY MONDIALEl “VUOLE CHE NOI CE LA FACCIAMO”.
“Il rugby è sostegno; la comunità del rugby mondiale “vuole che noi ce la facciamo“”

Si ringrazia:
Liisi Nisuke
Operational office Estonian Federation
- La storia del movimento femminile in Estonia
- Testimonianze
- Tempo di lettura 7′
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L’Estonia è una repubblica parlamentare dell’Europa settentrionale con circa 1,36 milioni di abitanti nel 2024 e una leggera maggioranza femminile. Le donne occupano il 29,8 % dei seggi parlamentari e partecipano alla forza lavoro per il 73,4 %, rispetto al 80,6 % degli uomini. Il paese è considerato avanzato in materia di parità di genere, ma persistono divari retributivi e sottorappresentanza femminile in alcuni settori tecnologici e industriali.
(FONTE: data.unwomen.org; World Bank Gender Data Portal; IPU Parline; Statistics Estonia)
STORIA DEL PAESE
1. Quando è nato il movimento del rugby femminile nel tuo paese e qual è la sua storia? Com’è strutturato il rugby nel tuo Paese?
Il rugby femminile in Estonia è una realtà relativamente recente. Un articolo del 2013 racconta che le prime ragazze hanno iniziato a praticare questo sport grazie a un progetto che ha visto alcune di loro formarsi in Galles. Si tratta di un percorso affascinante, che sottolinea la volontà di importare una cultura sportiva da una delle nazioni più iconiche del rugby. Le prime partite internazionali della nazionale femminile estone sono avvenute nel formato a sette. Il debutto ufficiale è stato a giugno 2022, quando la squadra ha partecipato al Women’s 7s Conference a Belgrado. In quell’occasione, nonostante le sconfitte, le estoni riuscirono a segnare una meta contro la squadra che poi vinse il torneo, l’Austria, un piccolo ma significativo successo per una squadra neonata Attualmente, il movimento estone si concentra principalmente sul rugby a sette, un formato più accessibile per nazioni con una base di giocatrici più ristretta. Club e reclutamento: Lo sviluppo è guidato da club come il Kalev RFC, che ha iniziato a reclutare giocatrici. Un esempio è Marleyn-Cristin Kallas, che è tornata in Estonia dopo aver giocato in Irlanda, portando esperienza e motivazione. Contributo internazionale: La squadra si è avvalsa del supporto di allenatori internazionali per far crescere le competenze, e ha partecipato a tornei come il Women’s 7s Conference di Rugby Europe, competendo contro squadre come Lussemburgo, Malta e Bulgaria. Ad esempio, a giugno 2024 hanno perso contro il Lussemburgo (0-41) e a giugno 2025 hanno perso contro la Bulgaria (7-31). Questo quadro generale dimostra che, sebbene il rugby femminile in Estonia sia lontano dai livelli di nazioni storiche, è un esempio perfetto di come la passione e la determinazione possano far nascere e crescere un movimento sportivo. Il Kalev RFC è uno dei club che ha dimostrato di avere una sezione femminile attiva e sta cercando di far crescere il movimento. Tuttavia, non ci sono dati pubblici e aggiornati che forniscano un numero preciso di squadre impegnate in una competizione regolare. La principale attività agonistica per le rugbiste estoni è la partecipazione a tornei internazionali di rugby a sette organizzati da Rugby Europe, dove si uniscono per rappresentare il paese.
2. Pensi che giocare a rugby abbia un impatto sociale per una donna nel tuo paese?
Il rugby sfida direttamente gli stereotipi di genere. Incoraggiamo le nostre atlete a esprimere la loro forza fisica e mentale. Questo sport insegna a superare gli ostacoli, a lavorare in squadra per un obiettivo comune e a sviluppare una resilienza che si riflette in ogni aspetto della vita. Le nostre giocatrici diventano modelli di riferimento, dimostrando che le donne possono essere forti, determinate e vincenti. Avere una squadra nazionale femminile, anche se giovane e in fase di sviluppo, crea visibilità e offre modelli di riferimento a ragazze e giovani donne. La storia di giocatrici come Marleyn-Cristin Kallas, che ha portato la sua esperienza dall’Irlanda per aiutare a far crescere il movimento in Estonia, mostra come l’entusiasmo individuale possa avere un impatto a livello comunitario. Questo incoraggia altre a provare lo sport e a non sentirsi limitate dai preconcetti.
UN VIAGGIO NEL RUGBY
1. Quando hai iniziato a giocare a rugby e come hai scoperto della sua esistenza ?
Sono andata alla prima partita di rugby in Estonia perché un’amica mi ha invitata. (…) Ho iniziato ad andare alle partite. Poco dopo, il presidente mi ha invitata a diventare la “team manager della nazionale maschile”.
2. Cosa ti ha insegnato il rugby che ha avuto un impatto sulla tua vita quotidiana? Puoi farmi un esempio di quando una mentalità da rugby ti è stata utile?
Credo abbiano visto quanto amassi il gioco. Hanno capito che non me ne sarei andata, che stavo dando tutta me stessa per aiutarli, portavo la borsa del pronto soccorso, l’acqua, preparavo le maglie, tutti quei piccoli dettagli che permettono ai giocatori di concentrarsi solo sul dare il meglio in campo. Il rugby è per tutti: alti, bassi, veloci, forti… l’unica cosa che serve è essere una “brava persona”. Il rugby è sostegno; la comunità del rugby mondiale “vuole che noi ce la facciamo”. Il rugby estone spesso sembra come “reinventare la ruota”: ogni squadra, ogni progetto è una novità. Ce la caviamo da soli Anche nella nostra nazionale abbiamo giocatori dalla Georgia, dalla Spagna e da altri paesi. Ognuno è libero di “esprimersi”. Magari non siamo sempre d’accordo su tutto, ma “ci rispettiamo”.
3. Puoi darmi 3 parole che connettono il rugby con la libertà?
Espressione: Ognuno è libero di “esprimersi”. Rispetto: “Ci rispettiamo”. Accettazione: “La canzone “Demons” parla dell’accettarsi a vicenda.
4. Cosa significa per te vivere in una terra di libertà?
Ho vissuto tutta la mia vita nella “libera Estonia”, quindi non conosco un’altra realtà. Per me è normale che una donna sia team manager della squadra maschile. “Libertà significa” che posso rasarmi metà della testa e nessuno mi giudica per questo.
5. Quale oggetto ti rappresenta e perché? Qual è un aforisma che guida la tua vita?
Ho un “portachiavi a forma di pallone da rugby”, attaccato alle chiavi della macchina, sempre con me. E ho un “regalo della Rugby Europe” sulla mia scrivania — un promemoria quotidiano che, anche se siamo piccoli, “non siamo soli”. Entrambi sono simboli di identità, appartenenza e motivazione quotidiana.