NUOVA ZELANDA: ORA APPARTENGO A QUESTO POSTO. FARÒ TUTTO CIÒ CHE POSSO PER CREARE OPPORTUNITÀ PER PIÙ DONNE.

“Ora appartengo a questo posto. Farò tutto ciò che posso per creare opportunità per più donne”

Farah Palmer

Farah Palmer

Alice Soper

Si ringraziano:

Alice Soper
Giornalista e Giocatrice

Farah Palmer
Former Capitana nazionale Neo Zelandese, membro del Board

  • La storia del movimento femminile in Nuova Zelanda
  • Testimonianze
  • Tempo di lettura 15′

 

NUOVA ZELANDA - Scopri di più

La Nuova Zelanda è una democrazia parlamentare e monarchia costituzionale dell’Oceania con circa 5,27 milioni di abitanti nel 2024 e una leggera maggioranza femminile. Le donne occupano il 48,3 % dei seggi parlamentari e partecipano alla forza lavoro per il 66,7 %, rispetto al 75,8 % degli uomini. Il paese è tra i più avanzati al mondo per parità di genere, pur con persistenti differenze salariali e di rappresentanza in alcuni settori privati.

(FONTE: data.unwomen.org; World Bank Gender Data Portal; IPU Parline; Stats NZ)

 

STORIA DEL PAESE (Alice Soper)

1. Quando è nato il movimento del rugby femminile nel tuo paese e qual è la sua storia? Com’è strutturato il rugby nel tuo Paese?

Febbraio 1888. Da quando il rugby è stato introdotto ad Aotearoa, Nuova Zelanda, le donne ne hanno sempre fatto parte – come giocatrici, spettatrici, amministratrici o volontarie nei club. La prima partita documentata risale a febbraio 1888, quando il Girls High School Club affrontò il Hallelujah Lassies Club al Newtown Park di Wellington. La partita fu giocata con regole leggermente modificate, per adattarsi alla sensibilità dell’epoca, così che “il gioco potesse essere compatibile con l’acquisizione di abitudini da signorina o di un modesto comportamento femminile”. Nel 1891, un gruppo di giocatrici fu radunato e pagato per allenarsi da Nita Webbe a Auckland. Tuttavia, sembra che la squadra non sia mai riuscita a scendere in campo. Negli anni ’20, un club a Wellington fu fondato, suscitando il disappunto dell’opinione pubblica. All’epoca si scrisse molto sulle loro intenzioni e sulle opinioni contrastanti, ma poco si sa sul rugby effettivamente giocato. Si pensa che possano aver organizzato partite contro squadre a Napier e Canterbury. La loro storia, e la controversia che la circonda, rappresenta un altro esempio di come l’establishment e le norme sociali dominanti abbiano ostacolato i tentativi formali delle donne di giocare. Durante tutto il ‘900, fino circa agli anni ’70, furono organizzate molte partite dimostrative, spesso inserite come spettacoli in eventi di beneficenza o festeggiamenti per club o per il Paese durante le guerre. A partire dagli anni ’70, le donne iniziarono ad auto-organizzarsi per disputare partite e tornei. Le date di inizio variano da regione a regione e, poiché erano iniziative indipendenti, è difficile stabilire una data ufficiale. Da lì, la scena dei club è cresciuta e, negli anni ’80, a Christchurch, il compianto Laurie O’Reilly contribuì a fondare la prima nazionale femminile documentata. In suo onore, si gioca ogni anno una serie trans-Tasman tra Nuova Zelanda e Australia. Nel 1989, la nazionale affrontò le Pacific Grizzlies, una squadra californiana in tour, al Lancaster Park, per poi ospitare il Rugby Fest nel 1990 – un precursore della prima Coppa del Mondo. Dopo quell’evento, la federazione neozelandese iniziò a coinvolgersi maggiormente nell’amministrazione del rugby femminile. Negli anni ’90, le competizioni dei club locali furono ufficialmente riconosciute dalle unioni provinciali, e nel 1991 una squadra neozelandese prese parte alla Coppa del Mondo. Tuttavia, l’affiliazione alla federazione nazionale impedì alla Nuova Zelanda di partecipare all’edizione del 1994. Fu quindi solo con la prima Coppa del Mondo ufficialmente riconosciuta nel 1998 che la Nuova Zelanda tornò sulla scena internazionale, dando inizio alla sua storica serie di successi: da allora, ha sollevato sei trofei mondiali. Le ragazze possono giocare a rugby nei club locali fino ai 13 anni, dopodiché passano a giocare per la loro scuola superiore. Dopo la scuola, il rugby di club femminile rappresenta la principale opportunità per le giocatrici di rugby a 15. Tuttavia, ogni anno diverse ragazze delle scuole superiori partecipano anche ai campionati dei club femminili, a condizione che seguano il processo di autorizzazione che ne certifichi la sicurezza e la preparazione per competere a quel livello. Dai club, le giocatrici possono essere selezionate per una delle 13 squadre provinciali che competono in due divisioni della Farah Palmer Cup. Queste squadre coprono quasi tutta la nazione, da Otago a Northland. Il campionato è suddiviso in Championship e Premiership, con un sistema di promozione e retrocessione annuale tra i due livelli. Più recentemente (dal 2022), è stato introdotto il Super Rugby Aupiki, giocato in un periodo di sei-sette settimane all’inizio dell’anno. Ci sono quattro franchigie in questa competizione, tre delle quali rispecchiano i territori maschili: Blues, Chiefs Manawa e Hurricanes Poua. La quarta, chiamata Matatū, è una fusione delle franchigie Highlanders e Crusaders, con base a Christchurch ma rappresentante di tutta l’Isola del Sud. L’anno scorso, si stima che 33.757 donne e ragazze abbiano giocato a rugby in Nuova Zelanda, pari a circa una su cinque dell’intera popolazione rugbistica nazionale. Ma una rivoluzione di genere è in atto. Per anni, il numero di uomini neozelandesi che giocano a rugby è diminuito, con le donne che li stanno rapidamente sostituendo.

Ora, una giocatrice di rugby su cinque nel paese è donna. Nel 2022, per la prima volta, si è tenuto un campionato nazionale professionistico di rugby a 15 femminile.Super Rugby Aupiki: 4 squadre regionali professionistiche (squadre senior). / Farah Palmer Cup: 14 squadre provinciali (principalmente senior, ma alcune unioni potrebbero avere anche competizioni “development” o “under 20”). / Club Senior: La stima precedente era di circa 130 squadre. / Club Giovanili: Molti club che hanno squadre femminili senior hanno probabilmente anche squadre giovanili (Under 18, Under 16, ecc.). Se ipotizziamo che circa la metà dei club senior abbia almeno una squadra giovanile femminile, si aggiungono circa 130/2 = 65 squadre giovanili. Questa è una stima conservativa; in alcune regioni il numero potrebbe essere maggiore. Quindi, includendo una stima delle squadre giovanili: 4 (Super Rugby Aupiki) + 14 (Farah Palmer Cup) + circa 130 (Club Senior) + circa 65 (Club Giovanili) Si arriva a una stima approssimativa di oltre 213 squadre femminili di rugby in Nuova Zelanda, considerando sia le squadre senior che quelle giovanili a livello di club. Ribadiamo che si tratta di una stima: il numero reale potrebbe essere significativamente più alto, a seconda di come vengono classificate le squadre (ad esempio, includendo anche le squadre scolastiche o i tornei informali). Il rugby femminile in Nuova Zelanda è in continua espansione, quindi questi numeri sono in costante evoluzione. Competizioni Nazionali: Sky Super Rugby Aupiki: Questa è la lega professionistica nazionale femminile, con quattro squadre che rappresentano diverse regioni: Blues / Chiefs Manawa / Hurricanes Poua / Matatū (Isola del Sud, con sede a Christchurch) Farah Palmer Cup: Questo è il campionato provinciale femminile, con squadre che rappresentano le diverse unioni provinciali di rugby in Nuova Zelanda. Nel 2024, ci sono 14 squadre partecipanti. Rugby di Club: A livello di club, ogni unione provinciale ha le proprie competizioni femminili. Il numero di squadre varia a seconda della regione. Ad esempio, nella regione di Bay of Plenty nel 2024, ci sono 13 club con squadre femminili. Auckland Rugby ha anche un campionato femminile di club con diverse squadre partecipanti. Squadre Nazionali: Black Ferns: Questa è la squadra nazionale di rugby a 15 femminile della Nuova Zelanda, una delle squadre di maggior successo al mondo. / Black Ferns Sevens: Questa è la squadra nazionale di rugby a 7 femminile, anch’essa molto competitiva a livello internazionale. Quindi, a seconda del livello a cui ti riferisci, ci sono diverse squadre di rugby femminile in Nuova Zelanda, dalle squadre di club locali alle squadre professionistiche regionali e alle squadre nazionali di grande successo.

Considerando tutti i livelli, stimare un numero totale preciso è difficile perché varia costantemente e non esiste un registro centralizzato per tutte le squadre di club a livello nazionale. Tuttavia, possiamo fare una stima approssimativa: Quindi, sommando le squadre dei diversi livelli: 4 (Super Rugby Aupiki)+14 (Farah Palmer Cup)+≈130 (Club) Questo ci dà un totale approssimativo di oltre 148 squadre di rugby femminile in Nuova Zelanda. È importante notare che questo è un numero stimato e il numero effettivo potrebbe essere più alto, specialmente se si includono anche le squadre giovanili e le squadre amatoriali meno strutturate. Il numero di squadre di club, in particolare, può fluttuare di anno in anno. Super Rugby Aupiki: 4 squadre professionistiche regionali (queste sono squadre senior). Farah Palmer Cup: 14 squadre provinciali (principalmente senior, ma alcune unioni potrebbero avere competizioni “development” o “under 20” collegate). Club Senior: La nostra stima precedente era di circa 130 squadre. Club Giovanili: Molti club che hanno squadre senior femminili probabilmente hanno anche squadre giovanili a diversi livelli di età (Under 18, Under 16, ecc.). Se ipotizziamo che circa la metà dei club senior abbia almeno una squadra giovanile femminile, aggiungiamo circa 130/2=65 squadre giovanili. Questa è un’ipotesi molto conservativa, in alcune regioni il numero di squadre giovanili potrebbe essere più alto. Quindi, includendo una stima per le squadre giovanili: 4 (Super Rugby Aupiki)+14 (Farah Palmer Cup)+≈130 (Club Senior)+≈65 (Club Giovanili) Questo porta a una stima approssimativa di oltre 213 squadre di rugby femminile in Nuova Zelanda, considerando sia le squadre senior che una stima delle squadre giovanili a livello di club.

2. Pensi che giocare a rugby abbia un impatto sociale per una donna nel tuo paese?

In Nuova Zelanda, un giocatore di rugby su cinque è oggi donna, e il loro numero è in aumento. Ma gli stereotipi persistenti si stanno rivelando difficili da smantellare. Per decenni, il rugby ha occupato una posizione quasi religiosa in Nuova Zelanda. Questo è particolarmente vero per gli uomini, che vengono cresciuti per giocare, guardare e ossessionarsi per questo sport. Secondo Alice Soper, un’eminente analista e giocatrice di rugby, “il rugby occupa un posto centrale nell’identità maschile in Nuova Zelanda”. Ma una rivoluzione di genere è in atto. Per anni, il numero di uomini neozelandesi che giocano a rugby è diminuito, con le donne che li stanno rapidamente sostituendo. Ora, una giocatrice di rugby su cinque nel paese è donna. Nel 2022, per la prima volta, si terrà un torneo nazionale professionistico di rugby a quindici femminile.Ma a causa delle difficoltà legate alla pandemia di coronavirus e del timore che non ci fossero abbastanza giocatori di livello adeguato per sostenere un torneo completo, l’Aupiki avrà solo tre turni e una finale che vedrà sfidarsi le due squadre migliori. La competizione maschile equivalente prevede più di 90 partite. E mentre più donne vengono pagate per giocare, molti dei loro allenatori e del personale di supporto non lo sono. “È fantastico che i nostri atleti di alto livello siano pagati professionalmente al momento”, ha detto Elder, “ma se non hanno una struttura significativa e persone con le risorse necessarie per supportarli, c’è ancora molto lavoro da fare”. Una rugbista su cinque in Nuova Zelanda è ora una donna, e il loro numero è in costante crescita. Ma gli stereotipi persistenti sono ancora difficili da sradicare. Per decenni, il rugby ha occupato una posizione quasi religiosa in Nuova Zelanda. Questo è particolarmente vero per gli uomini, cresciuti per giocare, guardare e ossessionarsi con questo sport. Secondo Alice Soper, analista di rugby e giocatrice di spicco, “il rugby occupa un posto centrale nell’identità maschile in Nuova Zelanda”. Ma una rivoluzione di genere è in corso. Da anni, il numero di uomini neozelandesi che giocano a rugby è in calo, con le donne che li stanno rapidamente sostituendo. Ora, una giocatrice su cinque nel paese è donna. Nel 2022, per la prima volta, si terrà un torneo nazionale professionistico di rugby femminile a quindici. E in ottobre, il paese ospiterà la Coppa del Mondo femminile. Queste sfide persistono ai massimi livelli dello sport. Nel 2018, Sport New Zealand — l’ente governativo che sovrintende al sistema sportivo nazionale — ha imposto che i consigli direttivi di ogni organismo sportivo rappresentativo fossero composti per almeno il 40% da donne. L’unico grande organismo a non aver raggiunto tale obiettivo è stato New Zealand Rugby, che conta solo due donne su nove membri del consiglio. È preoccupante che, per un Paese orgoglioso della propria reputazione di leader nel rugby, tale negligenza abbia minato il predominio della Nuova Zelanda nelle competizioni internazionali. Per decenni, le Black Ferns hanno mantenuto una percentuale di vittorie nei test match internazionali vicina al 90%. La squadra ha vinto cinque delle ultime sei Coppe del Mondo.

Ma l’assenza, fino a poco tempo fa, di un campionato femminile professionistico di alto livello in Nuova Zelanda ha impedito alle giocatrici delle Black Ferns di allenarsi e mettersi alla prova con la stessa regolarità delle loro rivali d’oltreoceano, che si stanno rapidamente affermando come avversarie credibili. In tutte le discipline, la storia dell’origine dello sport femminile è più o meno la stessa: la partecipazione delle donne era considerata, un tempo, impensabile da chi gestiva lo sport. I medici ci dicevano che giocare “avrebbe avuto effetti dannosi sia dal punto di vista fisico che temperamentale”. Che le nostre ossa erano più morbide di quelle degli uomini cisgender. Che eravamo più grasse, meno muscolose e meno stabili sui nostri piedi rispetto agli uomini cis. Alcuni predissero addirittura un crollo più ampio del sistema sportivo, dichiarando che “la perdita di sostegno del pubblico sarebbe inevitabile se si permettesse alle ragazze di giocare”. Altri espressero il loro sessismo in modo sfacciato, affermando, a proposito del mio sport: “Se il rugby è uno sport da ragazze, allora gli uomini che lo giocano devono essere dei veri ‘femminucce’.” Eppure, le donne hanno insistito. L’era moderna dello sport femminile ha coinciso con il movimento di liberazione delle donne. Come racconta la leggenda del calcio neozelandese Barbara Cox: “Erano gli anni ’70 e si parlava molto sui giornali di parità.” Così, l’ingresso delle donne nello sport è avvenuto tramite la protesta, rendendo la politica parte integrante del nostro DNA. Lo scontro della scorsa settimana tra sensibilità culturali e interessi commerciali all’interno degli Hurricanes era inevitabile, così come la politicizzazione dello sport professionistico femminile. La sfida per gli amministratori sportivi di questo paese è quella di abbracciare, anziché temere, ciò che questo intreccio porterà. La campagna di vendita biglietti per il rugby femminile di maggior successo in Nuova Zelanda ha compreso questo e ha fatto leva sulla politica del momento, riuscendo a esaurire i biglietti per la finale della Coppa del Mondo di Rugby 2021, riconoscendo che “più della metà della popolazione adulta considera oggi l’equità di genere nello sport una causa sociale importante”. Hanno costruito la loro campagna di conseguenza.

3. Secondo te, cosa può offrire il rugby alle donne del tuo paese?

La stessa cosa che offre a tutte le donne, a tutte le persone che scelgono di praticarlo: cameratismo, connessione e la consapevolezza che il proprio insieme unico di abilità e il proprio tipo di corpo hanno un posto nel nostro gioco.

UN VIAGGIO NEL RUGBY (Farah Palmer – Estratto dalla video intervista)

1. Cosa ti ha insegnato il rugby che ha avuto un impatto sulla tua vita quotidiana? Puoi farmi un esempio di quando una mentalità da rugby ti è stata utile?

“Il rugby mi ha dato fiducia in me stessa.”“Ora appartengo a questo posto. Farò tutto ciò che posso per creare opportunità per più donne.” L’intero episodio dell’ingresso nel Consiglio del Rugby neozelandese come prima donna è un esempio vivido. La forza ricevuta dal whānau (famiglia) per affrontare la responsabilità è profondamente connessa al senso di squadra del rugby.

2. Puoi darmi 3 parole che connettono il rugby con la libertà?

Fiducia. Appartenenza. Responsabilità condivisa

3. Cosa significa per te vivere in una terra di libertà?

La libertà è raccontata attraverso il rituale Māori e l’esperienza di sentirsi legittimata a entrare nello spazio decisionale del rugby.

4. Quale oggetto ti rappresenta e perché? Qual è un aforisma che guida la tua vita?

La sua prima maglia da rugby, grande e ingombrante, simbolo di un’epoca e di quanto si è evoluto il ruolo delle donne. Il korowai Māori, ricevuto con l’onorificenza nella Sports Hall of Fame, simbolo di cultura, orgoglio, identità e forza collettiva. “Ehara taku toa i te toa takitahi, engari he toa takitini.” “La mia forza non è individuale, ma collettiva.”

5. Quale oggetto ti rappresenta e perché? Qual è un aforisma che guida la tua vita?

Un fischietto. Ho il fischietto in mano e lo uso (con onestà). Essere arbitro è impegnativo, ma è gratificante. Noi arbitri siamo come i bravi genitori: diamo amore, cause e aiuto per il sistema.

Un aforisma è “Se non ci sono rischi e vincitori, solo vittime.”


RUGBY EMPOWERMENT PER LA VITA – LA STORIA SIAMO NOI