OLANDA: NEL RUGBY NON È MAI “PERCHÈ NON SEI VENUTA?”, È SEMPRE “CHE BELLO RIVEDERTI”.

“Nel rugby non è mai ‘Perché non sei venuta?’, è sempre ‘Che bello rivederti.”

Annelies Acda

Hanneke Brouwer

Deb Griffin_England

Annelies Acda

Deb Griffin_England

Si ringraziano:

Hanneke Brouwer
Giocatrice Nazionale olandese

Annelies Acda
Ex Segretaria generale della Fed. Olandese

  • La storia del movimento femminile in Olanda
  • Testimonianze
  • Tempo di lettura 8′

 

OLANDA - Scopri di più
I Paesi Bassi sono una monarchia costituzionale del Nord Europa con circa 18 milioni di abitanti nel 2025, caratterizzata da un equilibrio di genere nella popolazione. Le donne occupano circa il 40 % dei seggi nel parlamento nazionale, una presenza politica tra le più elevate a livello mondiale. Il tasso di partecipazione femminile al lavoro si attesta intorno al 63 %, mentre quello maschile è di circa il 72 %, caratterizzando un divario di genere nel lavoro di circa 8 punti. Il mercato del lavoro è fortemente segnato dal part‑time femminile: circa 70 % delle donne tra i 15 e 75 anni lavorano part‑time, facilitato da politiche fiscali e sociali che incentivano orari flessibili ma pongono sfide a progressione di carriera e indipendenza economica.
(FONTE: CBS/StatLine; data.worldbank.org; theglobaleconomy.com; genderdata.worldbank.org; eurostat; The Times – Netherlands part‑time work)

STORIA DEL PAESE (Hanneke Brouwer)

1. Quando è nato il movimento del rugby femminile nel tuo paese e qual è la sua storia? Com’è strutturato il rugby nel tuo Paese?

La prima partita di rugby femminile nei Paesi Bassi si è svolta il 12 aprile 1975 a Wageningen. La squadra maschile del RC Wageningen celebrava il suo quinto anniversario e pensò che sarebbe stato divertente organizzare una partita femminile. Invitarono le fidanzate e altre donne, la maggior parte delle quali praticava sport come il basket, la pallavolo, l’atletica, ecc. Le avversarie erano ragazze del RC Elephants di Eindhoven, anch’esse amiche di amici che amavano le sfide sportive. Le donne di Wageningen si divertirono così tanto che decisero di iniziare ad allenarsi. All’epoca non c’erano squadre femminili nel paese, ma in alcuni club di rugby c’erano persone che volevano giocare. Le donne di Wageningen le contattarono non appena vennero a sapere della loro esistenza, per organizzare delle partite. Nei primi anni ci riuscirono un paio di volte, ma mai con due squadre complete. La Nederlandse Rugby Bond (organizzazione nazionale maschile) inizialmente non voleva riconoscere le donne. Nel 1978 si tennero i primi incontri in cui fu chiarito che le donne dovevano dimostrare il loro valore prima di poter diventare membri della NRB. Dovevano occuparsi da sole di allenatori, arbitri e organizzazione delle partite. E lo fecero. Solo nel 1982 le donne poterono diventare membri della NRB e fu istituita una competizione limitata. A quel tempo c’erano 13 squadre femminili nel paese. Il 13 giugno 1982 si disputò a Utrecht la prima partita internazionale tra i Paesi Bassi e la Francia.

Oggi ci sono più di 2000 giocatrici nei Paesi Bassi, divise su 39 club. La struttura nel 2025 sarà la seguente: (Senior:) classe d’onore (8 squadre), 1ª classe: 9 squadre, 2ª classe: 8 squadre, 3ª classe: 8 squadre. <18 anni: 38 squadre; <16 anni: 59 squadre; <14 anni: 71 squadre.

2. Pensi che giocare a rugby abbia un impatto sociale per una donna nel tuo paese?

Sono sicura che giocare a rugby aiuti le donne a essere più forti contro, ad esempio, la negatività sul corpo e la misoginia. Unisce le donne e dimostra cosa le donne possono fare. Purtroppo il rugby è uno sport minore nei Paesi Bassi e c’è poca copertura mediatica. Questo sta migliorando negli ultimi anni, ma finora soprattutto per il rugby maschile.

3. Secondo te, cosa può offire il rugby alle donne del tuo paese?

Come detto sopra: il rugby aiuta le donne a sentirsi forti e a legare con altre donne, indipendentemente da come appaiono o da quanto siano atletiche. C’è sempre un posto per loro in campo. Oltre a sentirsi in salute e forti, i benefici sociali per le donne che giocano a rugby sono enormi. Il rugby crea amicizie che durano una vita.

UN VIAGGIO NEL RUGBY (Annelies Acda)

Le risposte all’intervista sono tratte dal seguente video:
https://www.youtube.com/watch?v=TozTsVyn3FY

1. Cosa ti ha insegnato il rugby che ha avuto un impatto sulla tua vita quotidiana? Puoi farmi un esempio di quando una mentalità da rugby ti è stata utile?

(Il rugby ha influenzato profondamente la sua carriera, la sua autostima e le sue capacità comunicative, ndr)

“Mi ha fornito competenze di leadership e public speaking che ora utilizzo nella mia vita professionale. Ho capito che forse non sono la donna più magra in circolazione, ma posso sollevare gli altri, e loro si fidano di me. Fai parte di una squadra in cui tutti si proteggono a vicenda.”

2. Puoi darmi 3 parole che connettono il rugby con la libertà?

Forza. Accoglienza. Inclusione
“Vorrei che ogni donna potesse provare questa forza — non per apparire in un certo modo, ma per sentirsi sostenuta, fiduciosa e potente. Nel rugby non è mai ‘Perché non sei venuta?’, è sempre ‘Che bello rivederti.'”

3. Cosa significa per te vivere in una terra di libertà?

“Nel rugby mi sono sempre sentita accolta, anche dopo tanto tempo lontana. Puoi contare sugli altri quando sei vulnerabile e supportare gli altri quando sei forte.”

4. Quale oggetto ti rappresenta e perché?

“L’oggetto che ho portato è una maglietta di una squadra che abbiamo creato, chiamata ‘Attenti ai Pedoni’”

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